L’anno che verrà

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di Luigi Asero

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Impossibile dimenticare le note di questo successo del grande Lucio Dalla. Impossibile dimenticarne anche il pensiero finale, mai vero come quel che ci apprestiamo a scrivere. No, non è autocelebrazione, alla fine sono considerazioni non nostre ma di tutti quanti. Pertanto possiamo arrogarci il diritto di farle nostre e dichiararle vere senza se e senza ma. In più, oltre al diritto, ci arroghiamo il dovere di parlarne, per far riflettere quanti forse non hanno ben compreso la situazione attuale che coinvolge tutti. Anche se molti pensano che così non sia per loro e altri pensano di essere gli unici detentori dei problemi del mondo.

Cosa cambierà, oltre la data sul calendario alla fatidica mezzanotte di questa sera quando sarà il solito tripudio di auguri e spumante, di sorrisi e rassicurazioni? Nulla, non cambierà assolutamente nulla e questo sarebbe già un augurio se non fosse che da troppo tempo venti di guerra aleggiano non più soltanto sull’area mediterranea, che direttamente ci interessa, ma sul mondo intero. Sì, se non cambiasse nulla sarebbe già una bella notizia.

Ma non sarebbe consolatoria. Troppi i bimbi morti nelle traversate della disperazione, troppi gli esseri umani che muoiono in conflitti decisi da altri (a ben altri e più alti) livelli, troppa l’insicurezza delle genti (non sempre reale ma sin troppo percepita), troppi gli scandali che non hanno fine né colpevoli. Troppi i processi che si chiudono con clamorosi “nulla di fatto” mentre troppi colpevoli restano impuniti e altri innocenti pagano colpe non loro. Pensiamo a carcerati ingiustamente detenuti, ma anche a familiari di vittime senza giustizia, pensiamo a quanti vessati da fisco, burocrazia e mafie di ogni genere e colore hanno dovuto arrendersi e chiudere la loro unica fonte di reddito, o tutti coloro che il lavoro lo hanno perso per crisi o “delocalizzazioni” e oggi il cenone lo faranno grazie alla Caritas o altri enti benefici. E domani, passata l’euforia festiva, si chiedono come mangeranno.

Vorremmo tanto essere soltanto ottimisti oggi, credere alla crescita che ci rialzerà tutti (in primis l’orgoglio italiano), credere alla buona politica finalmente al servizio dei cittadini, credere alla volontà di affrontare una volta per tutte l’inquinamento globale del mondo nel quale tutti insieme, inquinati e inquinatori, respiriamo. Ma è veramente difficile credere sempre al pinocchio di turno… che sia governatore o premier o capo di una super potenza mondiale.

Eppure non possiamo esimerci dall’esprimere la speranza che qualcosa di buono accada, che il 2016 sia finalmente l’anno della svolta nel mondo, che noi giornali per primi si possa pubblicare in primo piano fotografie di bambini felici e non morti in una spiaggia lontana dal nido iniziale, che si possano mostrare donne sorridenti che siano belle, intelligenti, meno belle, sensibili… con qualsiasi caratteristica ma non picchiate (e spesso uccise) da quanti avevano promesso amore eterno. Che non si debba più pubblicare foto e notizie di donne e bambini schiavizzati dal sesso. Che… scusate, ci stavamo prendendo la mano con l’ottimismo!

Eppure se al mondo siamo tanti fratelli (e sorelle), non è possibile assumere tutti il ruolo di Caino, vorremmo che tutti i Fratelli (volutamente maiuscolo e nel senso più bello del termine) si facessero avanti. Per combattere pacificamente insieme e riuscire laddove i governanti hanno perso, volutamente forse: riconquistare l’Umanità.

Questo è l’augurio che tutto il nostro giornale fa a voi lettori, perché una riconquistata Umanità sarà la riconquista dell’Uomo e del Creato. Di quanto di bello abbiamo e non riusciamo, né possiamo, goderci. A proposito… più baci e abbracci sinceri, meno “botti”. Ce ne sono già troppi sulla Terra.

A tutti, una serena vigilia di Capodanno e un sincero, fraterno, solidale augurio di felice 2016. Insieme si può.

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